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Speciale dedicato al CALCESTRUZZO

Tecnojus intende, attraverso questo Speciale, dare evidenza alle conoscenze necessarie e/o opportune per orientare la progettazione e l'esecuzione alla qualità e ad ogni altra attenzione nella direzione della responsabilità.

Le norme tecniche sulle costruzioni

L'attenzione al degrado è cogente per il fatto che le norme tecniche impongono di "garantire la durabilità delle strutture in calcestruzzo armato ordinario o precompresso, esposte all’azione dell’ambiente" adottando tutti "i provvedimenti atti a limitare gli effetti di degrado indotti dall’attacco chimico, fisico, dalla corrosione delle armature e dai cicli di gelo e disgelo."

L'attenzione al degrado per garantire la durabilità passa attraverso un altro obbligo normativo: "le strutture e gli elementi strutturali devono essere:

Le finalità introdotte dal legislatore, in recipimento di principi fondamentali europei, va oltre la garanzia dei livelli di sicurezza nei riguardi della pubblica incolumità: alle opere strutturali del calcestruzzo viene richiesto di consentire l'utilizzazione ovvero delle prestazioni nell'intero arco di vita utile di progetto (50 anni o 100 anni) in forma economicamente sostenibile.

Prestazioni e garanzie sono state riferite alla durabilità da intendere come meta-requisito, il quale è strettamente connesso con quello di degrado (naturale o patologico) e, correlativamente, a quello di vizio e/o difetto conseguenti ad errori e/o omissioni nelle varie fasi del processo (progettazione, esecuzione, utilizzazione)

Sotto il profilo delle responsabilità delle competenze, gli errori e/o le omissioni imputabili al professionista (progettista e, per certa misura, al direttore dei lavori e collaudatore), sono riconducibili, almeno nell'ambito dei lavori pubblici, all'inadeguata valutazione delle condizioni ambientali, all'erronea individuazione della normativa tecnica vincolante per la progettazione e per l'esecuzione.

Le norme tecniche impongono di considerare il degrado nei seguenti contesti:

a) come stato limite di esercizio (degrado dei materiali in funzione dell'ambiente di esposizione);

b) come azione (definita come "causa o insieme di cause capace di indurre stati limite in una struttura. È compito del Progettista individuare le azioni significative per la costruzione nel rispetto delle prescrizioni delle presenti norme. A tal fine, si considerano i punti seguenti:

Vieppiù che le norme tecniche definiscono il degrado (punto 2.6.6) come:

"La variabile tempo interviene nella resistenza alla voce degrado. Quando non esplici-tata da appositi modelli teorici o da prassi consolidate, il degrado si traduce nell’ob-bligo di rispettare i limiti imposti alla sicurezza strutturale al termine della vita di proget-to, ovvero che il corrispondente coefficiente parziale sia aumentato di 0.1 nel pas-saggio dalla classe inferiore a quella superiore."

Linee guida sul calcestruzzo strutturale

La considerazione del degrado viene messa in evidenza anche nelle Linee Guida sul Calcestruzzo Strutturale edite dal Servizio Tecnico Centrale della Presidenza del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (richiamate dalla normativa tecnica), laddove indica che "I processi a rischio per la durabilità di una struttura in calcestruzzo armato esposta in ambiente naturale, fatta eccezione per la reazione alcali-aggregato, sono l'attacco chimico, la corrosione dell'armatura, i cicli di gelo e disgelo."

Consapevolezza che induce il Servizio Tecnico Centrale a ribadire "che il deterioramento nel tempo è un evento da prendere in considerazione. Pertanto si raccomanda, in particolare per le opere infrastrutturali o per opere di una certa importanza, di attuare un programma di ispezioni sistematiche al fine di identificare e quantificare i fenomeni di degrado e decidere tempestivamente gli interventi di manutenzione mediante i quali la struttura sia riportata alle condizioni iniziali. Il grado di deterioramento difficilmente risulterà lo stesso in ogni parte della struttura. Le differenze possono essere dovute alla variabilità del microclima, agli effetti non correttamente valutati dei dettagli di progetto, alla variabilità delle proprietà del calcestruzzo, alla eventuale esistenza di parti provviste di protezioni aggiuntive."

Le linee Guida riportano anche una tabella deli agenti aggressivi che attaccano con effetti deleteri la matrice legante del calcestruzzo insieme al grado di attacco prodotto in base alla concentrazione.

Concetto di degrado, naturale e patologico

Al professionista viene dunque richiesto di valutare una molteplicità di fattori che possono essere causa/effetto del degrado del calcestruzzo.

Appare scontato affermare che le cause del degrado, per quanto concerne il professionsta, possono ricondursi a due momenti del processo:

a) errori di progettazione in termini di inidoneità ambientale e di esercizio (errata classe di esposizione, prescrizione della miscela, resistenza di progetto, errori di calcolo, errori nei dettagli esecutivi, ...);

b) errori d'esecuzione per inadeguato controllo; tra questi si elencano i più ricorrenti:

- modifica della consistenza in cantiera con alterazione del rapproto A/C;
- compattazione insuficiente o eccessiva;
- altezza di getto considerevole con segregazione degli aggregati;
- stagionatura/maturazione inadeguata (assenza di protezioni);
- inadeguatezza del copriferro;
- inadeguatezza degli aggregati;
- ...

Molto in sintesi, da una ricerca bibliografica risulta che:

1) il degrado è quel fenomeno di obsolescenza fiscia, funzionale e tecnologica di un edificio, o di un materiale o componente di una struttura, legato al processo naturale di invecchiamento che porta ad un abbassamento dell'affidabilità e della funzionalità dell'unità tecnologica (definita dalla UNI 7867/79 come "l'elemento costruttivo che si identifica unitariamente con un raggruppamento di funzioni, compatibili tecnologicamente, necessarie per l'ottenimento di prestrazioni ambientali").

2) è degrado patologico, invece, quando il deterioramento e lo scadimento prestazionale di un determinato componente o sistea, si manifesta quantitativamente e qualitativamente con temporizzazioni non in linea con le attese medie di durata, ed è attivato dalla presenza di difetti all'interno delle fasi di progettazione, esecuzione, utilizzazione.

Quest'ultimo tipo di degrado è dunque riconducibile a soluzioni tecniche inadeguate, anche se risulta condivisibile l'equazione secondo la quale il degrado naturale (invecchiamento) in assenza di manutenzioni o in presenza di utilizzi impropri, può verosimilmente degenerare in degrado patologico.

La manutenzione, dunque, è da ritenersi il contrasto all'abbassamento naturale delle prestazioni di una unità tecnologica o di un componente.

Le cause tipiche di degrado del calcestruzzo

UNI EN 206-1

dalla lettura della UNI EN 2006-1 si ricava che il degrado avviene a causa di:

  • azioni di sostanze presenti nell’ambiente
  • azioni fisiche o meccaniche inerenti all’esercizio stesso o esercitate dall’ambiente
  • fattori intrinseci al calcestruzzo stesso.

Schematicamente vengono distinte le cause del degrado del calcestruzzo in:

  • esterne
  • intrinseche.

Cause esterne di degrado
Agenti chimici naturali e industriali.
Solfato delle acque e terreni, anidride carbonica, ione cloro, acque reflue urbane, acque a bassa durezza, acidi e basi inorganiche, sali idrocarburi ecc.
Azioni fisiche e meccaniche:
Congelamento del calcestruzzo fresco, gelo-disgelo, sali disgelanti, fuoco/alte temperature, carichi di esercizio, carichi non previsti, abrasione, erosione, cavitazione.
Cause intrinseche di degrado
Materiali inadeguati
Cemento, acqua di impasto, aggregati di cattiva qualità o reattivi (reazione alcali/aggregato), errato rapporto acqua /cemento, errato dosaggio di cemento, errori nel confezionamento, trasporto, posa in opera, stagionatura (es. Fessure da ritiro plastico e da assestamento), posizionamento delle armature metalliche ecc..

Manuale di
Manutenzione
Prof. Di Giulio

Il degrado del calcestruzzo non è attribuibile ad un unico fattore ma a diversi e concomitanti fattori, tra questi la permeabilità ai liquidi ed ai gas presenti nell’atmosfera e le sue stesse caratteristiche fisiche e chimiche (es. la porosità).
Questi fenomeni hanno una azione disgregatrice che progredisce nel tempo, distruggendo la composizione strutturale del calcestruzzo ed indebolendo le armature, provocando una progressiva perdita di prerformance della struttura.
La ricerca teorica e le analisi di laboratorio eseguite con tecniche e prove non distruttive, hanno ormai evidenziato che i fenomeni di degrado possono essere ascritti a tre principali categorie determinate dalle caratteristiche specifiche del materiale:

  • caratteristiche fisico-meccaniche:
  • resistenza
  • porosità
  • permeabilità
  • spessore del copriferro
  • omogeneità
  • ecc.
  • caratteristiche elettrochimiche:
  • valore del Ph
  • differenza di potenziale delle armature
  • riduzione dell’alcalinità
  • ecc.
  • caratteristiche fisico-chimiche:
  • permeabilità ai solfati
  • permeabilità ai cloruri
  • vulnerabilità in ambienti chimicamente aggressivi

 

Prof. Collepardi

articolo su

IIC 5/2000

Un calcestruzzo ben progettato, opportunamente compattato e allo stesso tempo ben stagionato continua ad essere sostanzialmente impermeabile e durevole fino a quando i pori capillari e le microfessure presenti al suo interno non diventano dei percorsi interconnessi che conducono alla superficie del conglomerato.
L’effetto dei carichi in servizio così come i cicli alternati di riscaldamento/raffredamento e di bagnatura/asciugatura in serivizio sono responsabili della propagazione delle microfessure che normalmente sono presenti nelle strutture in conglomerato cementizio armato in corrispondenza della zona di transizione tra la matrice cementizia e gli aggregati o all’interfaccia tra la malta di cemento e le barre di armatura.
Questo meccanismo che si manifesta nelle strutture in conglomerato cementizio in servizio, provoca una graduale perdita di permeabilità. Successivamente, l’inizio e la propagazione del danneggiamento delle strutture possono manifestarsi a causa della penetrazione degli agenti aggressivi ambientali quali:

  • acqua
  • aria
  • ioni Cloruri, solfati

attraverso le porosità interconnesse. Gli effetti del danneggiamento si manifestano in forma di:
fessurazioni

  • espulsioni di materiale
  • perdita di massa
  • riduzione di resistenza

e, quindi, attraverso un incremento importante della permeabilità

Prof. Collepardi

La durabilità
in Realtà Mapei n. 39

Per la durabilità a lungo termine non è sufficiente il rispetto delle norme tecniche che recepiscono le conoscenze consolidate, ma si deve tener conto anche di un’intrinseca vulnerabilità del binomio ferro-calcestruzzo per una serie di concause tra loro interdipendenti:

  • scarsa resistenza a trazione associata ad alto modulo elastico del calcestruzzo;
  • microfessurazione del copriferro (provocata dalle escursioni igro-termiche ambientali e dalle sollecitazioni in servizio) per effetto delle caratteristiche del calcestruzzo menzionate in a);
  • facile accesso degli agenti aggressivi ambientali attraverso le microfessure, e alimentazione della corrosione dei ferri, anche in calcestruzzi poco porosi, di buona qualità con basso rapporto acqua/cemento;
  • trasformazione delle micro-fessure in macro-fessure a causa dell’ossidazione dei ferri ed espulsione del copriferro;
  • accelerazione esponenziale della corrosione per la diretta esposizione dei ferri agli agenti aggressivi dell’ambiente;

Mentre la porosità capillare è determinante per la durabilità ordinaria,
la presenza di microfessure e la loro trasformazione in macrofessure sono in relazione con la durabilità a lungo termine.
Aspetti che sono alla base del degrado delle opere in calcestruzzo:

  • mancato rispetto delle conoscenze tecniche acquisite, e cioè:
  • scelta di un rapporto A/C inadeguato
  • tipo di cemento non idoneo
  • aggregati non idonei per la loro reattività con  gli alcali
  • copriferro ridotto rispetto al livello di aggressione ambientale (carbonatazione e/o esposizione ai cloruri)
  • intrinseca vulnerabilità del sistema ferro-calcestruzzo;
  • il cls è un materiale eccessivamente rigido e con modesta resistenza a trazione per cui è un materiale fessurabile quando esposto alle sollecitazioni indotte dalle variazioni termo-igrometriche ambientali e ai carichi di servizio.

Il concetto di vizio e/o difetto

Ai fini della presente trattazione, si ritiene utile richiamare i concetti di vizio e di difetto quali elementi oggettivi nell'eventuale valutazione della colpa professionale.

Al proposito possiamo definire "difetto" quella inadeguatezza di uno o più elementi costituenti un sistema edilizio che va a costituire un disturbo capace di generare il degrado (in presenza di un agente scatenante: es. agenti atmosferici, eventi accidentali, ...) ovvero un guasto (inteso come deterioramento o degrado irreversibile che rende inutilizzabile o non più rispondente alla sua funizone il sistema o l'elemento)

Possono ritenersi difetti progettuali (oggi facilmenti individuabili perchè precisate, sottoforma di obbligo, proprio dal DM 14-1-2008):

- l'indadeguata valutazione delle condizioni ambientali e/o di esercizio;
- l'errata scelta della resistenza;
- l'errata scelta della soluzione tecnologica;
- errori o carenze di informazioni nei dettagli esecutivi ovvero nelle prescrizioni progettuali;
- inadeguato controllom in fase esecutiva (posa in opera), ovvero inadeguatezza di tali informazioni che portano ad errate interpretazioni.

Con riferimento al codice civile, si è soliti distingue i vizi/difetti in due categorie:

a) gravi: quelli che determinano condizioni critiche dell'unità tecnologica compromettendone la funzione ovvero l'uso totale o parziale (art. 1669 del C.C.);

b) non gravi: quelli che pur condizionando il livello qualitativo non pregiudicano le prestazioni tecniche e funzionali del componente, determinando, solitamente, una caduta dei livelli prestazionali connessi ai requisiti di aspetto (artt. 1667-1668 del C.C.).

La giurisprudenza ha ritenuto, con le varie espressioni succedutesi, che esiste una terza categoria di vizi e difetti, anche se questa viene ricondotta alle fattispecie dei gravi:

c) quelli che compromettono le funzioni svolte dal componente senza causare condizioni di avaria o guasto, abbassando i livelli prestazionali connessi ai requisiti di aspetto e funzionali. Rientrano tutti quei vizi/difetit che incidono sugli elementi essenziali dell'opera ovvero sulla sua futura conservazione e funzionalità.

Bibliografia: in costruzione

Documenti di approfondimento da scaricare